Per-corso di consapevolezza con i Fiori di Bach

Ci sono molti modi di usare i fiori, e di insegnare ad usarli. In questi anni di pratica con le essenze e di lavoro di counseling, ho avuto modo di studiare e sperimentare l’approccio classico di Bach e poi...

Quello di diversi autori, tra cui Kraemer, Scheffer, Orozco, fino a trovare una sintesi personale che propongo ai clienti nei percorsi di crescita personale, e agli allievi nei corsi di formazione.

 

Nel primo livello del percorso, come della formazione, si segue tendenzialmente l’approccio sintomatico, ovvero quella secondo cui ad un certo sintomo si risponde con un certo fiore. La persona ci parla di ciò che la disturba, nel corpo o nell’animo, e in base a questo scegliamo quale essenza proporre.

In questo caso la scelta del fiore è semplice, immediata, e anche il fiore lavora in modo diretto: allevia il disturbo, il fastidio, e/o dà sollievo all’emozione del momento. Con l’esperienza ho visto come partire da qui permette alla persona di aprirsi con maggiore fiducia al lavoro dei fiori e alla possibilità di un percorso di crescita personale e di riequilibrio più articolato e profondo.

 

Nel secondo livello della formazione, infatti, cominciamo a riflettere su come impostare un percorso di crescita e consapevolezza nostro e del nostro cliente, che porti alla soluzione dei disturbi e dei fastidi attraverso una comprensione più profonda del loro messaggio.

Cominciamo a guardare come funziona la nostra mente attraverso lo strumento dell’analisi transazionale,  e introduciamo la comprensione di come alle volte si creino conflitti tra questa e il percorso evolutivo della nostra anima.

L’anima tende naturalmente verso la realizzazione, l’espansione, l’uno, mentre la mente verso la sopravvivenza, la conservazione, il due, ecc... Questi conflitti, qui grandemente semplificati, generano disarmonia e sofferenza, e questa sofferenza si manifesta nella nostra vita a diversi livelli.

 

In questa dimensione il lavoro con i fiori “cambia direzione”: non più solo il fiore individuato per l’aspetto disarmonico manifestato nella vita, ma anche e soprattutto la ricerca delle risorse che sostengono l’evoluzione. Da questo livello prendono molta importanza le intenzioni e, appunto, la consapevolezza  delle risorse.

 

Lavorando con le risorse e le intenzioni noi invitiamo la composizione e lo scioglimento di questi conflitti attraverso la realizzazione di una comprensione più ampia e di un…..”allargarsi” della nostra coscienza. Appropriarci delle nostre risorse, riscoprirle o recuperarle ci permette di scegliere sempre di più, ci permette di essere pienamente, e di essere sempre più liberi.

 

Le risorse che i fiori ci offrono altro non sono che uno specchio delle nostre…. non sono flaconcini magici di fiducia o capacità o amore o efficienza, ma piuttosto “attivatori” che ci ricordano che dentro di noi c’è tutto ciò di cui abbiamo bisogno.

 

E qui arriviamo ad un punto importante. Dobbiamo ricordare e comprendere che le risorse impariamo a tirarle fuori, e ci rammentiamo di averle, quando ne abbiamo bisogno, quando sono necessarie, quando la questione diventa nuotare o affogare.... quando ci sentiamo in un certo senso costretti.

Ci sono volte in cui qualcosa è già lì pronto a sbocciare, e allora basta nulla per farlo fiorire, ma altre volte queste risorse che i fiori ci rispecchiano sono sepolte sotto ferite, resistenze, paure, blocchi, storie e dolori di ogni tipo, per cui ritirarle fuori può apparire come un viaggio doloroso proprio attraverso quelle ferite, quei dolori, quelle resistenze. E allora i fiori sembrano attivare proprio tutto questo, come un faro che all’improvviso illumina demoni da tempo sopiti, che si svegliano e ricominciano a mordere.

In questo senso possiamo usare i fiori come una “mappa” che ci guida all’ascolto e alla consapevolezza delle nostre emozioni, sostenendoci finalmente nella possibilità di rimanere in contatto con l’emozione presente, figlia spesso di un vissuto antico, dolore lontano incistato nel corpo e nell’intero sistema, aiutandoci a stare lì in ascolto, presenti, fino alla naturale trasformazione e scioglimento del vissuto stesso.

 

L’altro importante ingrediente di questo approccio sono le intenzioni.

Il formulare un’ intenzione è  un segnale molto forte che noi lanciamo, dicendo all'universo: ok, voglio guarire questa cosa, o impararla, o farle posto nella mia vita. Il sottinteso, che dimentichiamo di dire, ma che non dimentica di essere presente nel campo è: sono pronta ad affrontare ciò che mi impedisce di ricordare che sono tutt’uno con il tutto, con l’essere, e dunque anche con ciò che ora percepisco come separato da me. L’intenzione convoglia l’energia dandole una precisa direzione, e mi permette, che ne sia consapevole o meno, di allinearmi con il suo flusso portandomi proprio dove ho bisogno di andare per risolvere quel sintomo, ovvero per abbandonare l’illusione della separazione.

 

Quindi componendo il bouquet di una boccettina,  e dandole un nome (ovvero, appunto un’intenzione/direzione), accendo un forte riflettore, e a volte spalanco una porta sulle mie ferite, sui miei buchi, su quegli aspetti di me dove ho perso contatto con la mia essenza. A volte questo è difficile e doloroso, a volte invece semplicemente scivola dolcemente, dipende da quanto in profondità siamo disposti ad andare o a lasciar andare.

A questo punto solitamente lavoriamo con i fiori centrali, i 12 guaritori, portatori del messaggio più sottile e profondo, ma a volte troppo lontano dalla coscienza o negato perché la persona possa iniziare da qui il proprio viaggio.

 

Nel terzo livello della formazione l’enfasi viene posta sulla dimensione energetica, e sul lavoro dei fiori sui corpi sottili e sul riequilibrio dei chakra, mentre nel quarto tutti questi elementi vengono ricomposti in una visione unitaria.

 

Scrivetemi se volete saperne di più.

 

Sperando di incrociare i nostri sentieri vi abbraccio, e vi mando un fascio di wild oat, che come il vento di maestrale ci porti tutti verso Casa.

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