Ultimamente mi è capitato di avere diverse conversazioni con persone bloccate nel dubbio, apparentemente confuse davanti ad una scelta:
Cosa faccio? Dove vado? Vado o resto? Qual è la scelta giusta??
Spoiler: la scelta giusta non esiste, ma guardiamo insieme perché quando abbiamo una scelta davanti ci paralizziamo e ci riempiamo di ansia e di sintomi accessori. La prima parte spiega, in fondo trovi le soluzioni ;)
Il dubbio e la confusione sono forme di freezing, ovvero ci dicono che il nostro cervello emotivo è in choc, come se ciò che abbiamo davanti, in questo caso una scelta, fosse troppo grande per noi, una questione di vita o di morte.
Il freezing è una reazione biologica del nostro sistema a situazioni che ci spaventano o che ci appaiono insormontabili. Compare cioè, quando la mente teme che non siamo in grado di affrontare una certa situazione.
Esattamente come gli animali, ci immobilizziamo istintivamente di fronte a qualcosa di improvviso, imprevisto, o che percepiamo come troppo grande, difficile da controllare, da gestire o anche da accettare, paradossalmente anche se bello: se noi lo percepiamo come "troppo bello", il nostro sistema reagirà ugualmente congelandosi, come davanti a ogni "troppo".
Nel caso di una scelta importante, può succedere quindi che ci blocchiamo, per poi precipitare in un vortice di confusione, stress e dolore.
Succede spesso che chi mi chiede sostegno per una scelta importante creda di non sapere cosa fare, quando in realtà lo sa benissimo, ma non sente di poter AGIRE e andare avanti senza "ROMPERE" QUALCOSA. In effetti è un po’ così.
Secondo Bert Hellinger, esistono nell'inconscio dei “patti sacri” che stipuliamo inconsciamente con la famiglia o con il nostro albero genealogico, dinamiche profonde che ci legano al nostro clan, di cui non siamo consapevoli.
Li descrive come forme di lealtà e fedeltà invisibili che ci spingono a ripetere certe esperienze o a limitarci nelle nostre possibilità di vita, come se esistesse un obbligo interiore a non andare oltre ciò che la nostra famiglia ha potuto vivere, anche a costo della nostra felicità o realizzazione.
Questi patti ovviamente non sono razionali né coscienti, ma rispondono a un principio di appartenenza al sistema. Sono una forma d'amore, per quanto disfunzionale...
Possono ostacolare le scelte evolutive individuali, mantenendoci legati a modelli di vita ristretti, a stati di scarsità o sofferenza che vengono vissuti come obblighi morali "invisibili" verso il nostro sistema familiare.
È come se scegliere noi stessi, crescere, avere più successo o denaro, per una parte di noi voglia dire tradire la nostra famiglia!
Così, davanti ad una scelta che minaccia di allontanarci dal nostro clan, ci troviamo immersi nel dolore oltre che nella confusione.
E' il dolore di SAPERE ESATTAMENTE, in fondo in fondo, COSA vogliamo fare ma credere di non essere in grado di sopportare quello che costa, perché ognuna delle due possibilità in gioco COSTA QUALCOSA, qualcosa che al nostro cervello emotivo sembra "troppo": l'approvazione della nostra famiglia o di chi amiamo, la considerazione, la nostra immagine da una parte, e il desiderio, la nostra libertà o espressione o crescita dall’altra...
La mente non può andare avanti QUANDO ENTRAMBE LE STRADE appaiono come UN TRADIMENTO: tradire noi stessi o tradire l'Altro?
Si crea così un dilemma nel quale rimaniamo bloccati, confusi e spaventati da ogni possibilità.
(In queste situazioni succede molto spesso che parta il gioco del “Si, ma…” di cui ti ho raccontato qui)
Il “consiglio” che chiediamo in questi casi quindi non è tanto su cosa fare, ma è piuttosto un chiedere il permesso, un'autorizzazione ad essere noi stessi. La conferma di non essere persone orribili, una rassicurazione che saremo comunque amati anche se non ubbidiamo alle leggi non scritte della famiglia, e non saremo esiliati dal clan...
Dietro al dubbio c'è infatti l'idea che se sono me stessa, se scelgo me e vado per la mia strada sarò punita, abbandonata, rifiutata, esclusa.
Che non potrò tornare indietro, e questo per il cervello emotivo è decisamente troppo!
In più, oltre alla lealtà sistemica, quando eravamo bambini forse ci siamo sentiti amati e apprezzati solo quando eravamo bravi e ubbidienti.
Magari conserviamo dei ricordi inconsci e potenti di essere stati lasciati soli o puniti per essere stati "noi stessi", ribelli o semplicemente "vivi". Oppure quando abbiamo sbagliato.
E così da allora, davanti a scelte importanti per noi, due voci giocano a ping-pong nella nostra testa:
Una dice: "VAI!" e l'altra risponde: "SE LO FAI, PERDERAI TUTTO".
Una dice "PARLA!" E l'altra risponde:"Se parli, se ti esprimi e ti manifesti SARAI PUNITA!".
"Prova!" "Se sbagli muori!"
Jung l'ha chiamata la guerra degli opposti: due "complessi", due forze bloccate in un conflitto psichico, dove ciascuna crede di preservare la nostra SOPRAVVIVENZA in una battaglia tra crescita e protezione che si gioca senza sosta nella nostra testa e nel nostro corpo, a suon di tachicardie e sintomi vari.
Melanie Klein ha descritto cosa succede quando due sentimenti "troppo forti" SI SCONTRANO dentro di noi, come ad esempio quando proviamo AMORE E RABBIA VERSO LA STESSA PERSONA.
IL cervello emotivo, o mente bambina, non può conservarli entrambi, QUINDI I SENTIMENTI SI DIVIDONO.
Hai presente quelle favole dove la mamma buona muore sempre e arriva la matrigna cattivissima? È questa roba qua.
Per SOPRAVVIVERE, il nostro cervello emotivo TRASFORMA le emozioni contrastanti in ASSOLUTI.
TUTTO BENE o TUTTO MALE.
Così da bambini abbiamo imparato a sopravvivere alla complessità delle nostre emozioni, quando la stessa persona era contemporaneamente quella che ci feriva di più, ma anche l'unica che ci potesse consolare. Da adulti questo meccanismo è ancora in funzione: davanti alla possibilità di essere davvero noi stessi, (perché è di questo che parliamo quando vogliamo cambiare), il cervello emotivo cerca di separare, tutto bene o tutto male, bianco o nero, o mi va tutto bene o tutto male, perché la complessità delle sfumature è "troppo", intollerabile e insostenibile per la nostra parte bambina. Soprattutto perché gli esiti di una scelta sono incontrollabili.
Diventa una cosa tipo: "Ho bisogno di odiarli per poter andare via."
Oppure: "SE LI AMO ANCORA, FORSE DEVO RESTARE."
"Se c'è ancora qualcosa che mi piace qui, allora forse sbaglio ad andare".
"Posso andare perché li sopporto più", ma in fondo sappiamo che non è del tutto vero, non è vero che li odiamo e basta, o che non li sopportiamo tutto il tempo, allora esitiamo. Facciamo marcia indietro. E ripiombiamo nel dubbio.
Hai presente?
Si tratta di difese, e hanno ottime ragioni per esistere, ma purtroppo nessuna delle nostre difese può risolvere la crisi e fermare la guerra.
Non ha senso armarsi e combattere per difendere la pace.
Il nostro sistema emotivo è costruito per proteggerci, ma quando la protezione ci impedisce di crescere diventa dolorosa, ansiogena. Ci blocca. La partita a ping pong nella testa degenera, creando una tensione interna INSOPPORTABILE: stress, tachicardia, ansia, a volte panico o altri sintomi.
Il bisogno di fare "la scelta giusta" o ancora peggio "perfetta" diventa un loop che finisce per fagocitare ogni nostra energia.
Bion scriveva che alcune esperienze sono troppo intense per la mente da sostenere. Troppo contraddittorie, troppo dolorose. Non possono essere pensate e si infilano così nel corpo, nei comportamenti e ci fanno sentire a pezzi. Letteralmente!
Ogni pezzo sembra andare in una direzione diversa e così inseguiamo chiarezza rispetto al nostro desiderio, cercando una certezza matematica che non può esistere.
La chiarezza può arrivare solo dalla capacità di accogliere e sentire più cose, anche contraddittorie, contemporaneamente: dall'accettare di poter amare loro e noi, di essere degni anche se qualcuno non approva le nostre scelte, dal riconoscere che siamo già adulti e che a tutto questo siamo già sopravvissuti, molte volte.
Jung credeva che dalla tensione degli opposti possa emergere una terza via, non un compromesso ma una nuova forma.
Una nuova forma. Una nuova me. Che sta a me come la farfalla sta al bruco.
Qualcosa di non ancora conosciuto che nasce dallo smettere di rifiutare questa o quella parte di noi ma che invece comprenda e contenga tutti i nostri pezzi.
Contenere è il verbo chiave.
L'obiettivo non è infatti scegliere una voce e silenziare l'altra, o credere che saremo liberi solo quando una delle due tacerà. È COSTRUIRE UNA PSICHE CHE POSSA CONTENERLE ENTRAMBE.
È fare abbastanza spazio dentro di noi da poter sentire entrambe e riconoscere di essere anche l'anima che le contiene. Perché tutte queste parti, queste voci, in modi diversi, vogliono il meglio per noi. Sono forme d'amore. Magari disfunzionali o rigide, ma pur sempre di amore si tratta.
QUESTO È IL PENSIERO IMPENSABILE, quella scintilla di trasformazione che fa scricchiolare la struttura difensiva, e che con la delicatezza di una lucciola può guidarci fuori dalla foresta del dubbio e del conflitto.
Non serve il napalm, basta aprirci un po' e fidarci. Fidarci dell'amore, perché anche quei patti sacri sono fatti per amore, anche la protezione del nostro clan, in fondo, è una forma d'amore.
Allora è con amore che possiamo dire "ti voglio bene, ti onoro e ti rispetto, ma desidero andare". Oppure è con amore e gratitudine, anche se c'è tristezza, che possiamo salutare ciò che non ci appartiene più, o chi non ci vuole più nella sua vita, o chi non vogliamo più che ci accompagni nella nostra.
Forse questo dubbio, l'incertezza, non è qui per rovinarti.
Forse è solo una parte di te CHE È STANCA DI STARE IN SILENZIO e che è pronta per crescere un po', per una nuova avventura, senza che questo includa nessun "per sempre", o "per forza", o aut-aut.
Non possiamo risolvere i conflitti interiori forzandoci o annullando i nostri sentimenti. Non funziona.
Iniziamo a risolverli quando ci apriamo a qualcosa che ancora non conosciamo, e ci diamo il tempo di fargli prendere forma.
Arriviamo al "come si fa?" e siccome adesso va di moda così, ti riassumo il tutto in un bell'elenco!
Come fare scelte efficaci liberandoti di ansia e sensi di colpa:
- Ricordati che la scelta perfetta non esiste. Esiste solo "la scelta giusta per me in questo momento". Scrivitelo su 10 post-it e attaccali ovunque.
- La chiarezza adamantina che stai facendo la cosa migliore non l'avrai mai. Perché? Torna al punto 1 e aggiungi qualche altro post-it.
- Ogni scelta ha un costo, ma la nostra mente, programmata per temere i cambiamenti, tenderà a catastrofizzarli. Se ti trovi un film horror nella testa, cambia canale.
- La paura non è una buona consigliera. Ascolta quello che ha da dire, ma non lasciare che guidi la tua vita.
- Anche se oggi decidi di andare, potrai tornare. Se decidi di stare, potrai andare. Nessuna scelta è una condanna, è una possibilità.
- Chiedi sostegno, non consigli. In fondo sai bene cosa desideri, e non hai bisogno di gestire anche le paure o l'inconscio di altri. Il sostegno serve per aiutarci a sentire le ragioni che le diverse parti di noi esprimono, per poterle incontrare con amore e portare alla luce una nuova versione di noi stessi.
- Datti tempo.
- Cosa farebbe l'Amore? L'Amore, non l'amore.
- Trova e coltiva la fiducia. In te, nella vita, e anche nell'Amore del tuo albero genealogico. Perché c'è. Anche se non ti sembra.
- La cosa più importante di tutte? Se un desiderio è stato seminato nel tuo cuore una ragione c'è...
Si, se un desiderio arriva a farti confondere una chance se la merita... Raccontami come va con i tuoi dilemmi, e mi raccomando tieni i post it a portata di mano!
A presto
Con amore
Ilaria
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