Dove si è cacciata la Gioia?

In questi giorni di passaggio tra una stagione e l'altra, insieme alle nuvole, al vento che si fa più freddo e agli abiti che si stratificano arriva per me una domanda che non mi lascia: cos'è la gioia? Dov'è, nelle nostre vite di rincorsa in cui il momento presente sembra un ostacolo da superare per raggiungere chissà cosa?

Proprio la gioia, non la felicità. Quel sentimento di leggerezza nel cuore e nel passo che provo quando sono presente, totalmente immersa in ciò che è. Che non ha niente a che fare con ciò che accade fuori di me, ma illumina da dentro il mio sorriso.

 

Mi accorgo che dopo l'estate faccio fatica a riprendere il ritmo della città, degli impegni e del "portare a casa la giornata". Ho voglia di guardare le nuvole correre, di stare sul divano a leggere fiabe, di disegnare. Ma qualcosa in me si irrigidisce dicendomi che c'è così tanto da fare, che devo muovermi, e fare.

Ma la gioia dov'è quando corro dietro al mondo? Quando facciofacciofaccio per non sentire questa voce imperiosa e giudicante? Sparisce, o meglio, la dimentico. Distratta da mille stimoli e richieste, mi dimentico. Mi dimentico di me, e di lei.

Allora mi accorgo che per aprirmi alla gioia devo prima di tutto ricordarmela. Si, ricordarmi quanto è importante per me, e quanto è diverso attraversare lieve la mia giornata o trascinarmela faticosamente fino a sera. Perché ho visto che quello che fa la differenza per me non è ciò che accade, cosa devo o non posso fare quel giorno, ma proprio il mio sentirmi nel flusso. In armonia con ciò che c'è.

Dopo essermi ricordata, parte la ricerca. Ascolto, chiedo, indago. Mi accorgo che per tanti adulti è diventata una specie di miraggio, una di quelle cose che a un certo punto ti dicono che non esiste e se sei abbastanza grande devi far finta di non rimanerci male, tipo babbo natale.

Oppure per qualcuno è un lutto, un gran dolore averla perduta e non ritrovare più la strada.

 

Tengo accanto a me questa presenza, e mi accorgo che scegliere la gioia come bussola e timone è ciò che voglio.

 

Provo, davanti ad una scelta, a chiedermi quale delle due opzioni mi da gioia, e scopro che spesso per accettarla devo togliere tanti strati di paura, e liberare la mente dal rimuginio, dal giudizio e dal confronto.

Mettere a tacere il mio implacabile giudice interiore pronto a scovare un dramma in ogni attimo.

Un'altra scelta.

 

E sento come poter scegliere, darmi la possibilità di vedere anche altre strade, mi alleggerisce il cuore e le spalle, e mi accorgo che sto sorridendo...

 

E per te, com'è?

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Commenti: 2
  • #1

    Laura Baglioni (giovedì, 29 settembre 2016 07:26)

    Le tue parole esprimono esattamente come mi sento al ritorno dalle vacanze quando rientro nei ritmi cittadini.
    Condivido appieno le tue considerazioni sulla gioia e mi ritengo fortunata di lavorare con i bambini per i quali la gioia é fatta di piccole conquiste, esperienze nuove e la leggo quotidianamente nei loro occhi quando li abbraccio o li
    coccolo

  • #2

    ilaria (lunedì, 10 ottobre 2016 09:28)

    Grazie Laura, anche per me i bambini sono uno specchio prezioso, e un continuo richiamo al presente, alla gioia nascosta nelle piccole cose... Un abbraccio