Maiella Montagna Madre

La Maiella, nel cuore dell'Abruzzo, è un massiccio montuoso ricco di vette che superano i duemila metri, con una fitta vegetazione in cui vivono le più rare specie animali dell’Europa Occidentale, tra cui gli Orsi Marsicani.

È stata considerata una montagna mistica e sacra fin dalle origini dell’umanità. Le sue acque sono da sempre considerate taumaturgiche, e sono note dall'antichità per le loro qualità, oltre che per l'abbondanza.

Nelle forme della Maiella si racconta  rivivano le fattezze della Pleiade Maia che si dispera accasciata a terra, sofferente per la morte di suo figlio Hermes, il Gran Sasso,  il “Gigante Buono”.

La leggenda è bellissima: la gigantesca Maia (o Maja) dalle stupende trecce bionde, era la maggiore e la più bella delle sette Pleiadi, figlie di Atlante e di Pleione, figlia, quest’ultima, di Oceano. Maia fu amata da Zeus in una grotta del monte Cillene in Arcadia e da questa relazione nacque Ermete, o Hermes, unico figlio della dea.

Il gigante messaggero degli Dei fu colpito mortalmente in battaglia, ma la madre, pur di salvarlo, fuggì portandolo via dalla Frigia attraverso il mare; un nubifragio li fece naufragare lungo le coste adriatiche, ad Ortona si dice. 

Maja a quel punto si mise alla ricerca di erbe miracolose nel tentativo di salvare il figlio ormai in fin di vita, sui monti Abruzzesi ricchi di erbe medicinali. 

Purtroppo però la montagna era ricoperta di neve e ogni tentativo di ricerca fu vano: Ermes morì.

Maja a quel punto non poteva fare altro che seppellire il figlio, e lo fece sul Gran Sasso.  Ancora oggi, se si osserva la montagna dalla costa e dalle colline della provincia di Pescara, è possibile vedere “ il Gigante che dorme”.

Una volta morto il figlio, Maja disperata continuò a vagare per i boschi, fino a quando, stremata dal dolore e dalle lacrime versate, morì sul monte che l'aveva accolta e che oggi porta il suo nome: la Majella. 

Venne seppellita dai pastori che conoscevano bene la sua storia, e adornarono la sua tomba con fiori e tante erbe aromatiche. La montagna prese la forma di una donna impietrita riversa su se stessa, di fronte a suo figlio, con lo sguardo rivolto verso il mare. Per questo la Majella è considerata “ la madre” d’Abruzzo, dove tutto ha inizio.

 Le sue valli e le sue pendici, sono state la dimora di civiltà antichissime come Peligni, Frentani e Marrucini di stirpe affine ai  Sanniti, di cui restano   eremi e grotte sacre, templi antichissimi convertiti in chiesette in cui si adorava la dea Bona, (chiamata anche Cibele o Giunone) Ercole e Giove.